«Potrei prendere come capostipite Cassinari o anche Morlotti. Ebbene, perché non vedere Spreafico in questo corso maggiore dell'arte lombarda che dai Tosi, dai Gola, dai Mosè Bianchi è discesa prima ai chiaristi e poi a Cassinari e Morlotti? Spreafico mantiene una bellissima ricchezza di colori, una sognante allegoria di giardini, di sontuosità ambite e, una volta godute, indimenticabili. I quadri affocati, pieni di verve, che qui si riproducono, se vengono considerati nel contesto di una produzione in cui Spreafico è anche un ottimo pittore di figura, ci danno la giusta dimensione di un'artista lombardo sì, ma che ha tutte le condizioni per essere chiamato a rappresentare in tutta la sua importanza il corso maggiore dell'arte italiana»
(R. De Grada, La forma e lo stile di Leonardo Spreafico, in «12 tavole a colori di Leonardo Spreafico», Ed. Ponte Rosso, 1972, Milano).